Brezza d'amore

Brezza d'amore

 

Brezza d'amore

 

In questa raccolta breve di Carmela Nastro il verace e mordace linguaggio “coinemico” da Lei usato risulta fortemente caratterizzato dalla persistenza di una tecnica poetica che si snoda con versi variamente articolati e veri e propri “gioielli paremiografici” dove, proverbi, motti e realtà napoletano si legano in un “ingegnoso innesto”.

“Brezza d’amore” rappresenta per Carmela Nastro un’occasione per far emergere dal suo racconto poetico situazioni, personaggi, fatti di vita e figure retoriche dai tratti vivaci e coloriti.

Carmela Nastro, con l’ingegnoso innesto poetico studiato di cui parlavamo in apertura al nostro commento, ci riconduce all’antica tecnica dei componimenti in materia popolare grazie ad un dialetto sapientemente trasformato e modificato dalle varie e diverse connotazioni fonetiche proprie relative al napoletano.

“Te veco”, “Che me rimane? “, “Arreto a porta” ,”’ A parola”, “N’ato a curte” ‘A ballatu dde sienze” sono attimi, momenti di vita raccontati e riferiti così come l’autrice le ha sentite o le ricorda dal “teatro della vita” e che le consentono di descrivere un viaggio spirituale nella memoria, alla ricerca delle radici, di un’identità da recuperare e difendere al di là del tempo e dello spazio, dono di poesia che vibra dei colori e delle forme della vita, e che come tale è capace di emozionare profondamente il lettore.

Come per molti autori dialettali anche per la Nastro la poesia trova la sua radice popolare nel riconoscersi “contadina”: poesia che è parola voce, il poetare che coincide dunque con l’esistere, per cui non c’è momento dell’esistenza, non c’è situazione che non possa essere calata in nenie e rime.

Poetessa per vocazione intima e niente affatto per ostentazione, Carmela utilizza creativamente l’idioma materno tipico del natio borgo selvaggio. Parlare del vernacolo usato dalla nostra è essenziale, ma, al di là della suggestività, occorre porre l’accento sui momenti di alta poesia che la raccolta breve dispensa al lettore.

Colpisce in particolare lo stile austero, sentenzioso e popolare, che ricorda l’icasticità di certi proverbi napoletani. Una poesia che rinuncia alla musicalità scontata e un po’ banale della rima o dell’assonanza, e che riproduce le cadenze e i ritmi della parlata quotidiana, senza tuttavia scadere nel prosaico.

Queste contenute nella Raccolta “Brezza d’amore”sono poesie che trasmettono un’immagine della Sicilia a tinte forti, che ne descrive senza remore ombre e luci, riconoscendo in questa armonia dei contrari il segreto del fascino isolano, quel “mal giocondo” di “Eduardiana” memoria, che costituisce la risorsa e il limite di una terra meravigliosa e martoriata come Napoli e il suo meraviglioso hinterland.

Attraverso queste piccole perle poetiche dialettali, Carmela Nastro descrive un suo vero e proprio viaggio spirituale alla ricerca di un’identità da recuperare e difendere al di là del tempo e dello spazio, dono di poesia che vibra dei colori e delle forme della vita, e che come tale è capace di emozionare profondamente il lettore.

Ne viene fuori così una realtà raccontata con lieto e sereno sorriso che l’ha spinta anche a colorarla con quel pizzico di peperoncino idoneo a renderla più sàpida e più rappresentativa possibile delle condizioni di vita e del sofferto vissuto sociale.

Questo è il messaggio essenziale di questa raccolta, l’auspicio cioè che ciascun lettore sia attratto dalla voce garbata della Nastro, una voce carica di rifrazioni, di echi, di avvertimenti come sapiente “musa” non solo della memoria ma anche del presente e che sappia porsi , di fronte alla verità, per scrivere pagine di vita all’insegna della tradizione e dei valori che sembrano ormai smarriti.

 

Luigi Ruggeri