Irene

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Irene

 

Quando ci si accinge a scrivere una recensione di un romanzo più che soffermarsi a spiegare la storia che 
è facilmente comprensibile da tutti, è necessario, a mio avviso, spiegare i motivi per i quali bisognerebbe leggerlo.

Eccone alcuni.

Questo Romanzo “Irene” di Carmela Nastro può considerarsi un vero e proprio “polittico di emozioni” trasmesse con la sensibilità di chi oppone al disfacimento dei giorni moderni, la testimonianza scritturale della forza dell’amore, che vince ogni ostacolo, che supera ogni barriera, per proclamare la bellezza di questo sentimento tanto proclamato ma a volte poco vissuto.

La scrittura di Carmela Nastro, poetessa già affermata e di ottimo valore, alla sua prima esperienza nel campo della narrativa si presenta con questo Romanzo che variamente è caratterizzato in maniera tangibile da una scrittura idonea ad elevare la parola a “fulcro dell’attenzione”; una parola in sostanza capace di aprire a ciascun lettore il palcoscenico del luogo in cui l’azione si svolge. E questo, ritengo, sia il dono peculiare della scrittura di Carmela Nastro che si estrinseca proprio attraverso, la “parola-luce”.

Una parola che invita attraverso pagine sognanti e magiche, a volte anche dure perché costellate dalla morte, ad addentrarsi assieme a Lei nei luoghi, che sono il vero e proprio scenario del racconto portavoce di sentimenti e quindi bandiera dell’amore.

L’arguzia della Nastro, in questo romanzo, pone anche attenzione alla cosiddetta diversabilità.

Irene, ragazza disabile, che incontra l’amore di Emanuel, scopre, giorno dopo giorno, al di là delle incomprensioni che alla fine del racconto troveranno il giusto epilogo, quanto sia bello amare e sentirsi amata e partecipare alla vita attiva rendendosi conto che spesso gli ostacoli sono un modo non giusto di identificarsi con ciò che non ha, perché la diversità non deve dividere ma accomunare.

Ecco quindi che il sogno d’amore, dopo alterne vicende trionfa per diventare necessità di vita, alito e sogno d’un’intera esistenza e quindi assumere alla fine della storia un rapporto d’amore completo.

Irene, alla fine, libera da qualsiasi preconcetto, affrancata da qualsiasi dubbio lascia che il Suo amore verso Emanuel si realizzi e si espanda per crescere in profonda intimità.

Non so, o meglio, non  sono riuscito a capire quanto di autobiografico ci sia in questo romanzo.

Posso solo dire che l’amore per la scrittura, il desiderio di far conoscere il proprio mondo interiore ai lettori sono aspirazione e dono comune sia di Irene che di Carmela.

Entrambe, infatti, camminano di pari passo, come angeli con un’ala soltanto che possono volare solo restando abbracciati.

I miei personali complimenti quindi a Carmela Nastro per la qualifica tecnica narrativa e la bontà del Suo scrivere dai quali scaturisce un racconto avvincente e meritevole di essere letto.

 

Luigi Ruggeri