Pathos su arpa

Pathos su arpa

 

Presentazione di Luigi Ruggeri

 

 

Il mondo poetico di Carmela Nastro per Sua stessa confessione, ha molte somiglianze con quello di Saffo, poetessa di Ereso, nell’isola di Lesbo, vissuta nel VII Secolo a.c., potrebbe, ad una prima e veloce lettura, apparire impenetrabile, anche se non è assolutamente difficile comprendere data la genesi dei suoi versi sensibili e delicati. 

Come Saffo, la Nastro quindi si rifugia nella poesia che è canto d’amore intimistico attento all’interiorità.

Così nasce la scelta per la Nastro di ripiegarsi su se stessa in un “quasi isolamento” nel quale c’è spazio per la bellezza del creato (la natura). In questi spazi Ella delizia il Suo animo che, fortemente influenzato dal quadro idilliaco della realtà circostante, si esprime con vere e proprie “elegie” inneggianti ai fiori, ai paesaggi e alle scene di primavera con uno stupore infantile, capace di apprezzare la bellezza, la leggiadria e la grazia, virtù tipicamente femminili.

Il viaggio poetico di Carmela Nastro, dopo aver tratteggiato i suoi connotati, continua con una tecnica la cui caratteristica è quella di trarre input, materia e occasione del suo canto dalle scene di vita quotidiana per trasfigurarle in un mondo fantastico, in cui trionfano, in perfetta armonia ed equilibrio di colori ed immagini, la bellezza, l’amore e la luce.

Ma non è solo questo la poesia della Nastro, perché nelle Sue liriche troviamo qua e là, sprazzi di “erotismo” legato al concetto della religiosità tradizionale vissuto come realtà “misterica”, segno di una attenzione e di uno studio della poetessa da Lei preferita (Saffo) che introdusse nella cultura greca l’erotismo femminile.

Nel Suo tiaso (in greco antico: θίασος, thíasos) contemporaneo, Ella celebra con versi di un certo valore lirico oltre che tecnico unita a grazia e passione il Suo mondo circostante, facendo ricorso alla delicatezza e, direi anche, levità.

I versi della Nastro, appaiono carichi di un potere immaginifico che di suscita un’intensa emozione. Sembra quasi di avvertire lo scalpitio del cuore che si agita in petto, e che pare dar corpo al sentimento amoroso con tutti i suoi sintomi.

Ella, come Saffo, per esempio, farebbe fatica a parlare alla vista della persona amata, sensazione che di certo molti avranno provato nella loro vita. Insomma, il Suo atteggiamento nei confronti dell’amore che vive come una pura, semplice, umana e adolescenziale esperienza di vita.

Negli ultimi tempi la Nastro ha operato un Indubbio cambio di passo dalla poesia classica nell’accezione più generale del termine a quella di tipo “saffico” per rappresentare meglio le corde più interiori del suo animo.

E credo, per questa Sua specificità lirica, che Carmela Nastro, possa essere definita una poetessa di sicuro valore, e continuando con questo stile che affonda radici nella “grecità” Ella possa assumere un ruolo di rilievo nel panorama poetico italiano.

Ai Suoi lettori, che diventano di pubblicazione in pubblicazione sempre più numerosi presenta una nuova visione dell’amore come quella che agli inizi del 1900 Kahlil Gibran, così definiva: “Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia!”

Eccolo, a mio avviso, il messaggio principale di queste poesie.

 

Luigi Ruggeri