Vortice di Sentimenti

Vortice di Sentimenti

Vortice di sentimenti

 

Il linguaggio di questa raccolta di poesie di Carmela Nastro, come quella di Emily Dickinson, poetessa statunitense, è incentrato sull’amore per la natura.
Da una lettura attenta, ci si può rendere conto come la poesia sia un vero e proprio sogno, un’aspirazione che rimanda a ciò che nell’affanno della quotidianità rimane inascoltato, rivolgendosi a quella parte del nostro essere che non i rassegna allo sprezzante cinismo della “realtà”.
Così di manifesta in tutto il suo splendore la poesia di Carmela che non lascia spazio alla distrazione del lettore, perché farlo potrebbe compromettere il senso complessivo del discorso, come se una macchia sfigurasse un quadro raffigurante un paesaggio, un panorama o un ritratto.
Sul piano di un persistente dinamismo poetico che incalza di poesia in poesia, la forma lirica della Nastro, risulta sempre limpida come prodotto insieme di un lavorìo interiore e di un profondo travaglio che le consentono di comporre liriche di un grande valore espressivo, prive di qualsiasi costrizione metrica o tradizionale.
È la poesia infatti che infiltrandosi in ogni più recondito anfratto della Sua anima si tramuta in un fluido che attraversando le vene, possiede la capacità di germogliare e apportare luce e umanità.
È facile avvertire, leggendo le Sue poesie, come esse siano “un attimo di vita”, tasselli in un mosaico che esprime con i suoi multiformi colori l’efficacia della valenza autobiografica.
La parola “scavata nella vita”, diceva Giuseppe Ungaretti, resta un segno indelebile, e la poesia di Carmela possiede la capacità di raccontare la vita, in tutte le sue sfaccettature, sottolineando e talune volte spiegando lo svolgersi degli avvenimenti e dei fatti la caratterizzano.
Ma perché la Nastro ha così tanta fiducia nella poesia? Perché proprio ad essa si “consegna” per raccontare in versi quello che, forse, non sarebbe mai capaci di dire?

Si affida ad essa, a mio avviso, forse perché tra le tante attività umane, la poesia si avvale di una forma affidata all’espressione più individualistica, derivante dal profondo e diretta al profondo di ogni uomo e proprio per questo riesce ad accomunare tutti, attraverso le vie misteriose dei sentimenti e delle emozioni, unici nella loro unicità, ma costantemente uguali, anche nella lontananza del tempo e dello spazio.
Poiché la poesia dice la “verità del cuore”, quella verità che si percepisce come autentica e profonda e che solo parole particolari e sapienti sanno rivelare ritrovando l’assoluto nell’immersione nel quotidiano e nel privato, ma anche nella lettura dei “segnali” più discreti dell’”essere”, delle sue “vibrazioni poetiche” impercettibili a chi non ha sensibilità e consonanza, ad essa Carmela si rivolge con accorato richiamo perché riesca a dar senso al “dolore” e all’”amore”, che come tutti gli altri sentimenti, sempre turbano e commuovono, fanno vibrare le corde più profonde dell’animo umano e lo impegnano a cercare le parole adeguate per esprimere il “sentire”.
Il lettore capace di fermarsi per un attimo di fronte a questi versi, comprenderebbe con chiarezza quello che la Nastro è capace di dire grazie ad un cammino fatto di “Vibrazioni poetiche” comunicando la Sua personale fiducia nella poesia, una poesia che trova nell’esperienza “vitalistica” della natura “ragioni di conforto” all’umano soffrire e di speranza di fronte ai grandi interrogativi dell’esistenza.
Attraverso questo caleidoscopio di emozioni e sensazioni quindi ci vediamo esortati da Carmela ad osservare con occhio attento e scrupoloso i segni del “tempo” educandoci alla visione dello stesso, a scoprire quanto consideri bella la vita perché la poesia è già lì, nel mondo, nelle cose; bisogna solo saperla cogliere e portarla alla luce.
Il continuo richiamo ad una mescolanza di emozioni che la natura provoca nell’animo di Carmela, pone alla nostra attenzione quanto sia importante per chi si voglia cimentare nell’ascolto, con pazienza e tenacia, con vigilanza interiore, allontanarsi per qualche attimo dalla luce rutilante dei neon e dal frastuono dei miti quotidiani immergersi nella straordinaria fantasmagoria della natura per giungere alle soglie della propria mente e rientrare poi in quella danza cosmica dalla quale solo la disattenzione e la dispersione quotidiana l’avevano apparentemente esiliato.

Luigi Ruggeri